Antica Fabbrica Passamaneria Massia: dettagli reali

A Torino i segreti e la tradizione di un'arte speciale

Museum

3 ottobre 2022

All’inizio erano tessitori del velluto unito per il casato. Le radici d’artigianato della famiglia Massia iniziano nel 1685 ma sarà il 1843, anno della fondazione dell’Antica Fabbrica Passamaneria Massia a cambiare il destino della produzione. «Il mio quadrisnonno Vittorio ha convertito la tessitura in passamaneria perché in quel periodo era molto richiesta, erano gli anni dell’esercito napoleonico quando spalline, alamari, elementi decorativi per il clero e le carrozze erano la quotidianità», racconta Massimiliano Massia, sesta generazione alla guida dell’impresa storica torinese. «C’era un mercato smisurato, nell’Ottocento c’erano oltre duecento fabbriche di passamanerie, ora ci siamo solo noi».

Una storia che allaccia la vita degli uomini di famiglia, «ci sono stati diversi Vittorio (anche suo padre si chiama così) e Giovanni, si fa spesso confusione», sottolinea. La bottega storica si trova dal 1880 in via Bardoux 20 a Torino, a due passi da Piazza Castello nel palazzo dei Conti Giriodi di Pannissera, dove Silvio Pellico ha scritto «Le mie prigioni» e dove ancora si respira il fascino di un tempo, tra arredamento in legno di palissandro e dettagli in ottone. Il cuore dell’attività produttiva si trova invece poco fuori dalla città sabauda, a Pianezza. «Mio padre ha deciso di riunire tutti i telai e i macchinari che utilizzavamo insieme a quelli di aziende che negli anni hanno chiuso in un unico spazio», spiega Massimiliano Massia. Da qui il trasferimento in uno spazio più ampio.

Lì, si realizzano passamanerie, frange, fiocchi, cordoni, alamari come si faceva nel Settecento. «Noi lavoriamo quasi tutto a mano, le parti di lavorazione meccanica sono quelle che prevedono jacquard e crochet. Utilizziamo gli stessi telai e montaggi del passato». Per questo i lavori di restauro conservativo, racconta, «sembrano un originale». Un lavoro che ha sempre coinvolto gli uomini della famiglia perché impegnativo a livello fisico: «una frangia da teatro arriva a pesare trenta, quaranta chili al metro e la fase di cordoneria è pesante da smaltire».

Chi compra passamaneria oggi? Oltre al settore dell’arredamento e del restauro per castelli, palazzi e famiglie reali, «si tratta di un business stagionale. Quest’anno ad esempio, la moda ha riproposto gli alamari e noi abbiamo collaborato con Dior per una collezione, l’anno scorso abbiamo lavorato per la Casa Bianca e per la sala da thè e della musica di Buckingham Palace». Aggiornare il prodotto è saper reinterpretare anche gli intrecci di duecento anni fa, materiale prezioso che vive ancora nell’archivio di famiglia. «In negozio arriva la signora che deve rifare il bordino alle seggiole o le tende per casa della figlia. Abbiamo una collezione pensata per i torinesi, sono le stesse cose che faceva il mio bisnonno. Tutto quello che facciamo per il resto del mondo a Torino non si vende».

La firma della Antica Fabbrica Passamaneria Massia, come vuole la tradizione dei tessitori che richiede una nota d’orditura per distinguersi, è un filo viola. «La leggenda vuole che rimandi al color delle viole che Vittorio regalava alla sua innamorata Antonietta, in realtà rimanda al reggimento sabaudo che servivamo, Nizza Cavalleria. Ancora oggi è bello trovare il nostro filo nei restauri».

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