Oltre la storia del Lanificio Zegna: “L'altra forma delle cose”

L'arte unisce natura, territorio e scienza. La mostra durante ApritiModa

18 agosto 2022

L’abete rosso è l’albero che punteggia l’intero comprensorio dell’Oasi Zegna. Sono oltre mille e quattrocento gli ettari di boschi ideati per volere del fondatore del Lanificio Zegna, Ermenegildo Zegna, negli anni ’30 del secolo scorso oggi diventati realtà nell’opera di riforestazione del paesaggio nella biellese Valdilana.

Dal 1910 (anno di fondazione del Lanificio) al 1993 quando nasce il vero e proprio progetto Oasi Zegna (che diventa patrimonio FAI nel 2014) e fino al 2000 con l’avvio della Fondazione Zegna. La passione e l’impegno della famiglia per le Alpi biellesi e il territorio che circondano l’opificio non si è mai fermata. Cultura, educazione e promozione dello sviluppo sostenibile e delle comunità locali gli obiettivi che abbracciano un’eccellenza della moda e del saper fare italiano e lo trasmettono alle persone che lo possono e lo vogliono apprezzare.

Nel 2019 il progetto The Other Shapes Of Me ad opera di Emilio Vavarella indaga il rapporto tra identità e tecnologia, ora un nuovo capitolo di ricerca sempre curato dall’artista dell’Harvard University (nato a Monfalcone in Friuli Venezia-Giulia): L’altra forma delle cose (AAS47692/Picea abies). Unire il telaio, lo strumento essenziale del lanificio al codice genetico dell’abete rosso (che si ritrova nel codice e nome scientifico della pianta a titolo della mostra) il suo progetto. Il tessuto, il linguaggio per esprimerlo.

Così nasce la mostra in sei installazioni, che sarà visibile durante le giornate di ApritiModa. «Il primo telaio automatizzato di epoca moderna, il telaio Jacquard, può essere considerato come il primo vero computer», spiega Vavarella. «L’idea che informatica e tessitura abbiano condiviso per alcuni decenni le stesse tecniche di programmazione è stato il parallelismo che ha catturato da subito la mia attenzione».

Attraverso un gioco e un intreccio di pixel studiati dall’artista, il codice genetico della pianta si trascrive sullo spartito tessile dei tessuti del Lanificio Ermenegildo Zegna, utilizzando solo lane autoctone dei greggi che pascolano nell’Oasi. I filati sintetici e riciclati provenienti dalla manifattura tessile Bonotto (parte del Gruppo Zegna) invece, diventano un arazzo, mentre lino e lana tessuti a mano dalla Tessitura di San Patrignano si trasformano in tele materiche.

Un percorso che si aggiunge alla rinnovata mostra From Sheep to Shop: un racconto della storia del Lanificio Zegna, dalla materia prima (ogni anno sono prodotte fino a mille tipologie di tessuto, proposte in circa 14 mila diverse varianti di colore e di disegno) alle persone e la famiglia che ne hanno fatto parte. Dal paesaggio brullo che circondava un Lanificio a inizio Novecento al polmone verde che oggi è Trivero e una delle case di moda italiane più apprezzate al mondo, quotata come gruppo lo scorso dicembre al New York Stock Exchange.

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