Una bottega creativa, Roma, la Dolce Vita: Sartoria Litrico

Da Kennedy a Kruscev, l'abito su misura che racconta la storia

29 agosto 2022

John Fitzgerald Kennedy, Giulio Andreotti e Salvatore Quasimodo. Uomini che hanno in comune una sartoria nata nel cuore della Roma della Dolce Vita: la Sartoria Litrico. È il 1945 quando Angelo Litrico, 18 anni e primo di undici figli, parte da Catania e arriva nella capitale per imparare l’arte del mestiere. Inizia in una sartoria in via Sicilia 51, «il nome della strada mi faceva sentire meno solo», raccontava Litrico, a due passi da via Vittorio Veneto e le luci scintillanti dell’Harry’s Bar.

Nel 1951 compra lo stesso laboratorio in cui ha lavorato e gli dà il suo nome: da quel momento inizia la storia della «creativa bottega sartoriale», così ama definirla Luca Litrico, nipote del fondatore, oggi titolare dell’atelier che si trova nel quartiere Parioli.

Oltre Settant’anni di persone, cuciture e abiti eccellenti su misura sono raccolti nell’archivio storico della Sartoria che il Ministero per i Beni e le Attività Culturali Italiano ha dichiarato nel 2008 di Interesse Storico Particolarmente Importante. Sono la cura per i dettagli e la creatività che colpiscono Rossano Brazzi e Vittorio Gassman una sera all’Opera di Roma. Angelo Litrico aveva realizzato uno smoking con gli scampoli di tessuto della sartoria per non sfigurare a teatro. I due signori lo notano e dopo aver chiesto chi fosse il sarto che lo aveva realizzato, si recano nel suo laboratorio.

Così inizia a farsi conoscere il nome Litrico tra i personaggi più noti della Roma del boom economico. In poco tempo diventa la prima sartoria ad organizzare defilè maschili da abbinare a capi femminili nelle sfilate. Nel 1957 Angelo Litrico viene invitato a partecipare ad un evento sulla moda italiana in Russia, come dono porta un cappotto per il presidente Nikita Kruscev basando le misure del capo solo sulle fotografie del politico.

Un gesto apprezzato che si trasformò in un ordine per l’intero guardaroba del presidente. Il 12 ottobre 1960 durante un discorso alle Nazioni Unite Kruscev indossa abiti Litrico, così la scarpa che sbatté sul tavolo portava la stessa firma. Alla domanda dei giornalisti che chiedevano perché un russo vestisse così all’occidentale, Kruscev risposte che aveva chiesto consigli ad un sarto italiano. Il giorno successivo Litrico venne descritto sui giornali, in 37 lingue diverse come: «il sarto che con le proprie forbici tagliò la cortina di ferro».

Da quel momento l’atelier accolse clienti illustri, politici e artisti internazionali. Angelo Litrico iniziò a girare il mondo mentre il fratello minore, Franco (padre di Luca) continuò l’attività romana. «Ricordo quando il maestro Egon Fon Furstenberg chiese consigli a mio padre. C’era un clima di collaborazione, nessuno si faceva concorrenza», racconta Luca Litrico. Nell’archivio della sartoria infatti, per fare degli esempi, si trovano anche bozzetti autografati di Valentino e Renato Balestra.

«Quel mondo oggi non esiste più», sottolinea Litrico. Della Dolce Vita nell’atelier restano tutti gli arredi originali come lo specchio per le prove, il lampadario e i mobili donati dagli artisti che erano diventati clienti della sartoria. «L’attenzione alla prova, il desiderio del cliente per l’abito richiesto, sono le stesse che usava mio zio.

Tecnicamente ci vogliono dalle quaranta alle cinquanta ore di lavorazione per realizzarlo, come un tempo», spiega Litrico. Ci vogliono venticinque mila punti a mano che possono variare in base alla domanda o la fisicità del cliente. «Il sarto è come un medico: ti conosce, ti vede da vicino e capisce quali sono i tuoi bisogni. Per realizzare il capo perfetto bisogna affidarsi alle mani del sarto, perché tutto parte da un bozzetto su un foglio di carta e un tessuto».

Non c’è solo un passato glorioso, l’eccellenza della Sartoria Litrico è apprezzata ancora da chi: «ha tempo da dedicare alla cura e la bellezza del fatto a mano», ma risponde anche ai criteri di sostenibilità più moderni. Per realizzare i capi firmati Litrico sono utilizzati solo tessuti derivati da lana di pecore tosate o seta colorati con tinture naturali, trattati con cardi e acqua di sorgente. Da quest’anno infatti, la Sartoria Litrico è anche Società Benefit.

«Un abito Litrico ti accompagna nella vita, negli incontri e nei momenti più importanti», sottolinea Luca Litrico: «La cosa più bella è quando le persone si ricordano un momento felice e cosa indossavano mentre lo stavano facendo, e poi ti ringraziano».

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