Moda Green: Ripensare all'ambiente attraverso la seta

La gelsibachicoltura in Italia, la forza della natura e l'esperienza di D'orica

4 giugno 2021

Moda Green è la prima rubrica di apritimoda.it incentrata esclusivamente sulla sostenibilità e sull’impegno etico, sociale ed ambientale delle maison partecipanti all’iniziativa.

L’Italia era un importante produttore di una materia prima naturale, di origine vegetale, tra le più prestigiose e richieste dall’alta moda e dal lusso: la seta. Fino all’inizio del ‘900 nel Paese esisteva seta made in Italy poi l’industrializzazione, la migrazione della forza lavoro agricola verso le città, i cambiamenti climatici e la creazione di fibre sintetiche ne hanno agevolato la scomparsa intorno agli anni 50. Dal comasco al Veneto e al Friuli, le case della seta hanno aperto le porte al mercato estero.

È frequente pensare che esista seta prodotta in Italia mentre si tratta di un equivoco perché si può parlare solo di realizzazione dentro ai confini. La gelsibachicoltura richiede tempo, competenze agricole dedicate ed esperienza. C’è chi qualche anno fa ha riscoperto il valore e la forza di un piccolo alleato – e ha deciso di far rinascere una produzione d’eccellenza. «È pazzesco quello che la natura ci sa dare e che noi non rispettiamo, è incredibile pensare che un piccolo essere crei fino a due chilometri di filo continuo», racconta Giampiero Zonta – di D'orica, azienda orafa e tessile fondata insieme alla moglie Daniela Raccanello con sede a Nove, in provincia di Vicenza (link ad articolo già pubblicato) visitabile nelle giornate di ApritiModa.

«Il gelso è una pianta che non viene trattata, il baco è un rilevatore dell’inquinamento ambientale», spiega Silvia Cappellozza,responsabile del laboratorio del Centro Agricoltura e Ambiente del CREA di Padova, centro di ricerca per la gelsibachicoltura e unico ente certificatore italiano per la tracciabilità del prodotto. Per questo D’orica si è impegnata prima all’acquisto dei bozzoli raccolti attraverso una rete di agricoltori veneti (sei in totale) che rispettassero i criteri di allevamento e poi ha riattivato una filanda a Castelfranco Veneto richiamando esperti all’utilizzo di una particolare macchina giapponese, necessaria per trasformare i bozzoli in filo (procedimento che si chiama trattura).

La seta è l’unico filato naturale a fibra lunga (lana, cotone e lino sono microfibre che vengono trattate e assemblate per aumentarne la lunghezza). Deriva dall’animale anche la sua straordinaria lucentezza: l’estrusione ne assicura anche l’incredibile forza. A parità di diametro la seta ha la stessa resistenza dell’acciaio. Le sue virtù non terminano con la filiera del mondo tessile, le proteine contenute all’interno della crisalide (da cui poi nascerebbe la farfalla) contengono un olio prezioso usato nella cosmesi e in ambito medico. Prendere spunto dalla natura, seguendo un percorso sostenibile, quello che ha guidato i coniugi Zonta e quello che grazie al loro coraggioso inizio, sta interessando anche altre realtà italiane a riflettere su un ritorno alla gelsibachicoltura autoctona.

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