Il valore dell'artigianato, il ritorno alle origini per ripartire
Stefano Gabbana: "Questo è il vero lusso." Riflessioni durante il MilanoFashionGlobalSummit 2020
30 novembre 2020
L’artigianato italiano è un bene incalcolabile. Il valore della sua durata intrisa di tradizioni, saper fare e cultura territoriale lo rendono insostituibile e sempre diverso. Per questo, avvicinandosi la fine di questo 2020 inaspettato e deviante, che ha cambiato l’ordine delle cose, è necessario tornare al centro delle nostre competenze. «La filiera del made in Italy come eccellenza strategica per l’Italia», è stato uno degli incontri organizzati durante il MilanoFashionGlobalSummit 2020.
Non solo mercati, modelli di business o piani strategici per rilanciare la moda italiana nel mondo ma una riflessione sul valore del prodotto e della produzione italiana, fatta di persone e creatività.
«Il Made in Italy è un’eccellenza da preservare, l’Italia è un Paese fondato sull’artigianato e per questo noi crediamo sia fondamentale valorizzare la manualità, la cultura e la sapienza che tramandano gli artigiani. Questo è il vero lusso», il commento di Stefano Gabbana. La creatività è l’energia che ha stimolato il settore durante gli ultimi nove mesi e che in risposta, non si è mai arreso. Anche Brunello Cucinelli, parlando della sua azienda – che conta 2mila dipendenti in Umbria e 5mila in altre regioni d’Italia – ha confermato tutti gli impegni e gli investimenti per il prossimo anno.
Tra i nuovi insegnamenti che questo periodo complesso ha evidenziato, l’importanza delle nuove professioni nel mondo del digitale (e quindi largo spazio ai giovani e alla formazione di settore per i giovani), la sostenibilità e il re-shoring, cioè il fenomeno che vede le aziende riportare le produzioni in Italia. «Dopo anni in cui abbiamo delocalizzato in modo scellerato, da inizio 2020 ci sono stati 70 casi di re-shoring nel Paese», spiega Flavio Sciuccati di Ambrosetti. «Ho girato tutto il mondo, poi ho capito che dovevo tornare alle mie origini. La globalizzazione e il lavoro a basso costo umiliano la creatività e la qualità della moda», racconta Domenico Dolce: «la moda è cultura, stile di vita e capitale umano. La cosa bella del nostro lavoro è saper tradurre i desideri di un popolo e renderli felici». E tra le idee per il futuro, una in particolare potrebbe sigillare il valore e il significato della moda in Italia, un Museo della Moda a Milano.
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