From mother to daughter: hand weaving in Tiriolo

L'arte del saper fare nel borgo calabrese

3 settembre 2023

A due passi dal punto più stretto della penisola italiana, in piazza Italia a Tiriolo in provincia di Catanzaro, proprio dove si possono vedere in un solo colpo d’occhio i due mari, il Tirreno e lo Ionio. Lì, da ventisette anni dentro un laboratorio di otto metri quadri, c’è Maria Concetta Mazza che lavora al telaio. Al suo fianco sua figlia Lara segue l’arte della tessitura, diventata «una cosa di famiglia». Da una famiglia al territorio che porta con sé una tradizione di saper fare e di lontane suggestioni. Nel borgo di quattromila persone affacciato sull’istmo di Catanzaro-Sant’Eufemia, si porta avanti e si rinnova la cultura del «vancale». Si tratta della tipica stola calabrese indossata sulla «pacchiana», l’abito per ballare la tarantella o utilizzato come ornamento nelle case. Ma nella Tessitura a mano di Kiky Mazza, non c’è solo questo. 

Le mani fanno correre la navetta, i piedi regolano i pedali mentre i fili intrecciati formano l’ordito. Colpo dopo colpo il ritmo è dato dalla sapienza custodita di madre in figlia. La passione di Maria Concetta (detta Kiky) nasce però per caso, quando, per aiutare sua sorella nella realizzazione di un corredo per una sposa, si mette al telaio. «Da quel momento non ho più smesso», racconta Maria Concetta Mazza. «E’ come avere davanti una tela bianca da dipingere». Non ci sono bozzetti o modelli da seguire, la traccia e il risultato sono frutto dell’esperienza, dell’equilibrio tra colori e trama. «Creare al telaio è una forma d’arte, è un mestiere che ti permette di realizzare righe, decori e disegni sempre diversi», racconta la figlia Lara. «Ho imparato seguendo mia mamma, anche se abbiamo ancora ritmi diversi».

L’arte della tessitura a mano di Maria Concetta sta nella sua capacità di poter reinventare e dare nuova vita alla stola calabrese. Seta e ginestra autoctone, allevata con bachi nel primo caso e raccolta e filata nel secondo, sono sperimentazioni che diventano tessuti da filare sul telaio per trasformarsi in tappeti, cappelli, inserti per capispalla, borse, cuscini, guanti e tutto quello che l’estro creativo della tessitrice genera quando lavora al telaio. 

 

Nella piccola bottega, dove le impronte delle mani di entrambe le tessitrici fanno da sfondo sulla parete, protagonisti sono i due telai e tutte le opere di fantasia realizzate da madre e figlia. «Delle volte capita di affezionarmi a ciò che creo e faccio fatica a lasciarle andare», racconta Maria Concetta. Non è un lavoro, è un modo di vivere che ricerca la creazione di bellezza: «Se non mi metto al telaio, mi sento male. È il mio mondo. Per questo, ne ho anche uno più piccolo a casa». 

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