Conceria Presot: novant'anni di storia, la stessa pelle

Dal cuoio per l'Himalaya alla circolarità della concia, a Pordenone

16 giugno 2022

Novant’anni di storia, una spedizione sul K2, il cuoio che porta il nome della stessa famiglia che da 4 generazioni trasforma uno scarto in qualcosa di eccellente. È la Conceria Pietro Presot di Porcia, a due passi da Pordenone.

La sede è la stessa dalla fondazione di Pietro Presot del 1^ marzo 1932, così come la qualità e la lavorazione della pelle che diventa un cuoio riconoscibile per la tonalità dorata e l’inconfondibile profumo di legno. A fare la differenza il trattamento a concia vegetale in vasca che viene riservato alle pelli, dal loro arrivo al taglio, fino all’ultimo passaggio. Tutto viene realizzato tra le mura della conceria.

«Ci vogliono dai sessanta agli ottanta giorni per concludere il ciclo completo di realizzazione del nostro cuoio in base allo spessore della pelle», spiega Eugenia Presot – quarta generazione alla guida della conceria e prima donna della famiglia ad entrare in azienda. «Non si deve aver fretta quando si entra da Presot».

«Resistente, flessibile e impermeabile», sono queste le motivazioni che nel 1954 portarono il cuoio Presot negli scarponi della spedizione degli alpinisti italiani (capitanata da Ardito Desio) e degli oltre 800 sherpa fin sopra agli 8.610 metri del K2. Un successo che si rivede ancora oggi nell’uso del timbro storico, entrato a far parte dei marchi adoperati da Presot.

Achille, Federico ed Eugenia continuano la passione di famiglia nel rispetto dell’equilibrio tra la natura, delle persone che abitano il paese che li ha sempre sostenuti (la conceria si trova in pieno centro abitato) e di coloro che lavorano con loro.

«Lo zio Pietro, lungimirante per la sua epoca, acquistò anche un salto d’acqua di sette metri che alimenta una condotta in pressione e due turbine alloggiate nella centrale idroelettrica che sono parti integranti dell’azienda», spiega Eugenia Presot: «ne ricaviamo energia rinnovabile per alimentare la produzione in conceria e abbiamo attivato un impianto fotovoltaico per sopperire alla maggiore quantità di energia richiesta».

Nella conceria non si butta via nulla, anche l’acqua che non viene utilizzata serve per altre funzioni o per creare un microclima adatto alla conservazione delle pelli. Un orto che si affaccia sul lago per i 12 dipendenti e le loro famiglie, un pollaio con 19 galline ovaiole. È questo il clima che si respira nel paesaggio che circonda la conceria e che si riflette sulla qualità della materia prima che si trasforma.

Una circolarità confermata dal marchio registrato No Waste (nel 2018) e riconosciuta da alcune delle principali maison della moda come Gucci, Prada, Santoni ed Hermès. Il cuoio della conceria Presot diventerà scarpe da uomo, accessori, elementi d’arredo ma non perderà la sua essenza.

«Spesso mi chiedono come si fa a mantenere il cuoio nel tempo», racconta Eugenia Presot: «La pelle se si macchia o si graffia resta così com’è. I nostri prodotti continuano a raccontare la storia di ciò che è avvenuto prima che arrivassero da noi, di come sono stati trattati in azienda e di quello che vivranno con la persona che utilizzerà il nostro cuoio».

Proprio per questo, sul lago su cui si affaccia la conceria Presot, si trova un’opera galleggiante di Matteo Attruia. HA FUTURA MEMORIA, si legge dai caratteri cubitali dell’installazione realizzata per celebrare i 90 anni di attività (che si potrà vedere anche durante le giornate di ApritiModa). «Un messaggio rivolto a tutta la comunità e a coloro che hanno condiviso il nostro percorso e tramandato la nostra storia», sottolinea Eugenia Presot.

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