Sanremo: sul palco i ricami d'alta moda di Pino Grasso

Dai Måneskin in Etro agli abiti di Armani. Raffaella Grasso: «queste sono le occasioni per celebrare il fatto a mano»

8 marzo 2021

Ci sono i riflettori sul palco, il red carpet con i fotografi che immortalano gli abiti scintillanti e i grandi stilisti che firmano le loro creazioni. Anche a Sanremo, durante la settantunesima edizione del Festival, capi da sogno hanno conquistato il pubblico lontano. Il velluto nero ricamato (della prima serata) e le tutine con le piume della vittoria dei Måneskin, sono opera del laboratorio di ricamo d’alta moda Pino Grasso. Sull’etichetta si legge Etro, ma tutti i ricami sono stati realizzati a mano nell’atelier milanese. E in tempi record.

«Circa un mese prima del Festival Etro ci ha chiesto di realizzare questi ricami», spiega Raffaella Grasso, figlia del maestro ricamatore d’alta moda Pino Grasso. «Per il velluto nero abbiamo selezionato un nostro vecchio campione d’archivio e abbiamo aggiunto dei dettagli particolari di paisley stilizzato e delle frange. Per le tute nude look invece il lavoro è stato diverso». Un ricamo pensato ad hoc con un campione realizzato un mese prima della kermesse per il gruppo che ha cantato “Zitti e buoni”. «Ci abbiamo lavorato intensamente: su ogni capo ci sono circa venti piume realizzate con swarovski, jé (delle minuscole perline) e cannette in argento anticato intrecciate con un filato effetto metallico».

Sono servite circa duecento ore di lavoro (più le ore del disegno) per le venti piume presenti su ogni tuta. Gli abiti sono stati consegnati il 25 febbraio ma in seguito alle prove sul palco dell’Ariston, le tute richiedevano maggiori ricami sul tulle per evitare che si vedesse l’intimo. «Abbiamo ricevuto martedì i vestiti e li abbiamo riconsegnati a Sanremo giovedì mentre il Festival era in corso. È stato difficile mantenere un disegno armonico e ripensare il ricamo, ma ce l’abbiamo fatta nei tempi richiesti», sottolinea Raffaella Grasso.

L’arte del ricamo d’alta moda dell’atelier milanese non è stata indossata solo dai vincitori. «Anche l’abito rosso di Armani indossato dalla Direttrice d’orchestra Beatrice Venezi è stato ricamato da noi, così come il corpetto di Serena Rossi, sempre Armani. Questi erano capi da collezione».

Un successo che Raffaella Grasso condivide con tutte le ricamatrici e il suo team, guardando la televisione in diretta. «Succede ogni anno, capita anche per gli Oscar e i Grammy Award. È una soddisfazione anche se il nostro lavoro non viene ricordato quanto il nome della maison che ce li commissiona», continua Raffaella Grasso, «in parte ci siamo abituati, in parte ci fa arrabbiare. Nel mondo attuale è importante far emergere il fatto a mano e l’artigianato: queste sono le occasioni in cui andrebbe celebrato».

Il ricamo d’alta moda è un’arte che richiede tempo, sapere, conoscenza e manualità. Ci sono poche realtà che tramandano il mestiere e che lavorano seguendo questi principi. Il laboratorio fondato nel 1967 da Pino Grasso (scomparso nel giugno 2020 a 89 anni) e il suo inestimabile patrimonio di modelli del passato devono essere ricordati.

Per questo, l’atelier milanese è tra i luoghi che si possono scoprire con ApritiModa. Senza il tocco delle ricamatrici e dei ricamatori, che decorano gli abiti con pazienza e maestria, i tessuti non si trasformerebbero in sogni.

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