Fila: the DNA of made-in-Italy sportswear

Dai piedi delle Alpi alle Olimpiadi

19 agosto 2023

Ai piedi delle alpi biellesi, proprio dove nascono lanifici e storiche aziende tessili, nasce anche Fila. Quella che oggi si riconosce per la grande F rossa e blu sulle fotografie delle premiazioni dei campioni sportivi, ha un passato che inizia nel 1911 per volere di tre fra undici figli.

Giovanni è un falegname che si avvicina all’industria tessile costruendo telai a mano, poi insieme ad Ettore e Severo fonda “Fratelli Fila”, una filatura di lana cardata e pettinata. Nel 1926 inizia la produzione di maglieria intima come “Maglificio Biellese F.lli Fila – MABY”. Con l’ampliamento dell’attività si realizza anche il complesso industriale tessile che sarà la sede dell’attività e della produzione, della confezione e della distribuzione in via Cesare Battisti a Biella.


Il cambio di abitudini nelle persone, i nuovi ritmi della società e il benessere portarono a una diversificazione e un cambio di pelle per la Fila: il 1973 è l’anno della svolta. Lo sport è la chiave per rilanciare l’attività e il tessuto aderente a “costina” realizzato dai macchinari già esistenti può abbinarsi bene all’attività sportiva. Un’intuizione di Enrico Frachey (detto “il Dottore”) che contribuì alla conversione aziendale.

In prima battuta è il tennis ad essere protagonista: abbandonato il rigoroso bianco utilizzato fino a quel momento dai giocatori in campo, arrivano le maglie colorate con l’”F-Box” (il logo di Fila) rosso e blu disegnato da Sergio Privitera. Dalle stelle della terra rossa come Bjorn Borg, Adriano
Panatta, Paolo Bertolucci e Evonne Goolagong a quelle delle vette più alte, con la montagna. Un mondo sportivo che, anche per volere di Frachey (amante delle Alpi) andava valorizzato con nuovi materiali che garantissero performance e stile. Durante la leggendaria salita in solitaria sull’Everest Reinhold Messner, nel 1978, veste Fila.


Sono anni in cui il brand diventa sinonimo di cultura sportiva (pure il nuoto, la vela, il motor sport, il basket, il baseball e la corsa diventano parte dell’orizzonte Fila). Anche sulle piste innevate, sempre nel 1978, compare il rosso e il blu di Biella con la Coppa del Mondo vinta da Ingemar Stenmark.

Il seguito è la partecipazione alle Olimpiadi di Los Angeles del 1984 come fornitrice ufficiale per l’abbigliamento sportivo e poi, ancora sulla neve, la fornitura della Federazione Italiana Sport Invernali. Alberto Tomba, Deborah Compagnoni, Stefania Belmondo, Christian Ghedina fanno parte di questa grande stagione. In particolare, per Tomba, gli esperti dell’azienda ricercano i materiali più avanzati, costruendo le protezioni per gli arti inferiori e superiori con una mescola in Carbon-Kevlar di particolare spessore e composizione per “attaccare” efficacemente i nuovi paletti da slalom snodati. Con questo equipaggiamento il campione conquista la Coppa del Mondo nel 1995.


Fila diventa un’icona dello sport e dello stile italiano nel mondo, dall’America (dove si quota nel 1993) fino alla Corea. Due Paesi che rappresentano il futuro della storia di Fila. Gene Yoon, inizialmente incaricato dello sviluppo dell’azienda per il mercato coreano, se ne innamora fino ad acquisirne nel 2007 la piena titolarità del marchio. Il cuore di Fila è sempre Biella, dove tutto il mondo dei fratelli biellesi è nato. Nel 2010, per celebrare il centenario dell’azienda, nasce la Fondazione Fila Museum, a due passi dal Duomo.

Al suo interno, la collezione e la storia dell’azienda, le maglie e le scarpe dei campioni, le tute da sci indossate nelle gare più importanti. Nell’archivio, visitabile in esclusiva durante le giornate di ApritiModa, tutti i cataloghi, le diapositive originali, gli schizzi preparatori, i bozzetti, i video e gli oltre 40mila pezzi delle collezioni Fila.

«Amo FILA. L'ho sempre amata. Ricordo ancora l’emozione di quando incontrai questa realtà per la prima volta, negli anni Ottanta. Questo brand sportivo, aveva un'origine antica, portava con sè una storia, una tradizione, un prezioso background e per me rappresentava lo stile italiano, la cultura del paese che ha dato vita al Rinascimento, ciò che attribuisce ai prodotti made in Italy un fascino unico e inimitabile. Capii subito che FILA aveva un grande potenziale».

Gene Yoon, Presidente di FILA

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