Where ski boots are born

Il patrimonio della Fondazione Sportsystem di Montebelluna

1 luglio 2023

«Tutti avevano una zia, una mamma, un papà, una nonna che lavorava nel distretto». Nella provincia di Treviso, a Montebelluna e Asolo la storia delle famiglie si intreccia con il saper fare le scarpe, o meglio, gli scarponi da sci e l’attrezzatura tecnico sportiva. La Fondazione Sportsystem, che prende il nome dal territorio così chiamato e riconosciuto con legge regionale il 16 dicembre 2014 Distretto Industriale della Regione del Veneto, è custode e portavoce di questa tradizione operosa dal 1984, per volontà delle aziende che ne fanno parte. La storia che oggi si riscopre nel Museo della Fondazione dentro alla Villa Zuccareda Binetti, inizia molto prima. 

Si deve tornare ai tempi della Repubblica di Venezia nel 1300, quando già esistevano le corporazioni dei «calegheri» (calzolai) e «zavatteri» (ciabattini) che imponevano le regole del mestiere. L’attività diventa sempre più parte del tessuto del territorio e già nel 1808 Montebelluna si identifica come crescente centro di produzione calzaturiera con 10 calzolai censiti, un numero alto per le necessità e la popolazione del tempo. Il prodotto più richiesto all’epoca erano le “gallozze”, calzature per uso contadino e da montagna con una spessa suola di legno e copertura in cuoio. Venivano realizzate completamente a mano, le macchine da cucire arrivano nel 1860. Nel 1873 Montebelluna conta otto mila abitanti e cinquantacinque calzolai. 

La Prima Guerra Mondiale arresta la produzione. Poi, la montagna diventa luogo di turismo, di sport e di attività all’aria aperta. Si scopre nella sua bellezza ma le scarpe per sciare sono le stesse che si usano per camminare. Il genio creativo di chi da generazioni tratta suole e ambienti esigenti pensa ad uno scarpone da sci. La suola è più rigida e piatta, la punta squadrata e scanalata nel tacco per favorire l’aggancio allo sci. A metà Novecento aziende come Nordica, Dolomite e Munari offrono già una ampia gamma di scarpe sportive e scarponi. I Giochi Olimpici Invernali di Cortina del 1956 portano Montebelluna ad essere il centro della produzione calzaturiera su scala mondiale. Nello stesso anno il campione austriaco Toni Sailer “il lampo nero di Kitzbühel” vince tutte e tre le gare di sci alpino con ai piedi il modello Master del Calzaturificio Munari. Uno scarpone composto da 375 pezzi. Gli anni Sessanta e il boom economico aumentano la domanda di scarponi: nel 1969 alla Grand Central Station di New York Giancarlo Zanatta, fondatore del Calzaturificio Tecnica, resta affascinato dalla gigantografia con Neil Armstron e Buzz Aldrin sulla superficie lunare. L’allora modellista di scarponi crea il dopo sci che diventa icona del design. 

Solo alcune delle storie da scoprire tra le otto sale della Villa Zuccareda, sede della Fondazione Sportsystem. Tra le chicche, lo scarpone modello Lady con tacco posteriore pensato per rendere più fashion la calzatura sportiva, la prova in legno e gesso dipinto dello scarpone da sci disegnato da Pininfarina in collaborazione con Garmont, la galleria dei campioni con le scarpe firmate dagli atleti. Un patrimonio di creazioni che racconta il saper fare di un territorio e la sua grande passione, la sua cultura. «Abbiamo aziende che vengono qui a cercare la loro storia nel nostro archivio», racconta Francesca Sfoggia, storica dell’arte e curatrice museale che accompagna nella visita alla Fondazione anche durante le giornate di ApritiModa. Pure nella sua famiglia si ritrovano le radici del mestiere del Distretto dello Sportsystem: suo padre era uno skiman, la figura chiave che segue le squadre e i campioni per personalizzare e correggere gli scarponi agli atleti. 

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