UYN, journey into the future
Sport al freddo, vento, pioggia? Niente paura, grazie ai miracoli della tecnologia
26 settembre 2023
Magliette lavorate con semi di ricino e fibre di eucalipto; tessuti che fanno girare l’aria sulla pelle, come se ogni fibra fosse un piccolo ventilatore; la scoperta del kapok, una pianta dalla quale si ricavano i fili più leggeri al mondo, fatti di aria per l’80 per cento; scarpe che si infilano come calze, con la suola che imita lo zoccolo del cavallo e quello, che si adatta alle rocce, dello stambecco. E poi le giacche che misurano la temperatura corporea e ci si adattano, i robot guidati dall’ AI che lavorano nel magazzino, l’Arctic e la Monsoon chamber dove si misura cosa succede ai capi a meno venti gradi o sotto il fiume d’acqua di un monsone, il manichino termico che suda e si raffredda proprio come il corpo umano, i tapis roulant neuro-reattivi per lo sviluppo di scarpe da running all’avanguardia…
Siamo ad Asola, al centro di un ideale triangolo tra Desenzano del Garda, Cremona e Mantova. E siamo dentro la Trerè Innovation Srl che produce un marchio di abbigliamento leader nell’underwear, calze, abbigliamento, accessori e scarpe per sport, anche estremi, il cui nome è un programma: UYN, Unleash Your Nature. Le calze studiate qui, nel centro di ricerca che si chiama AREAS (Academy for Reasearch and Enginnering in Apparel and Sport), finiscono ai piedi di dieci squadre nazionali di sci e l’underwear con microfori e canali 3D che fanno girare l’aria sulla pelle senza disperdere calore sono stati testati da Sofia Goggia agli ultimi mondiali. Ogni capo è un piccolo capolavoro di ingegneria, ma anche di design, con Patricia Urquiola a firmare l’eleganza di calzature super tecniche.
Ma il viaggio nel futuro non basta: nei centomila metri quadrati dell’azienda si guarda anche al presente. E così i rifiuti tessili di scarto vengono riciclati al 100 per cento diventando l’imbottitura per le giacche invernali, l’energia utilizzata proviene solo da fonti verdi rinnovabili e speciali filtri impediscono che il lavaggio dei capi disperda microplastiche nelle acque – la principale causa di inquinamento dei nostri mari. I materiali, potenziati attraverso le biotecnologie per ottenere performance superiori di asciugatura, resistenza, termoregolazione, trasporto del sudore e dell’umidità sono solo biomateriali. «Siamo i primi – dice il Ceo Marco Redini - ad aprire una nuova strada nell’abbigliamento sportivo che esclude l’utilizzo di fibre sintetiche da combustibili fossili con un ridotto impatto ambientale e prestazioni di altissimo livello».
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