Napoli: dove l'eleganza è di casa

Tra sartorie, botteghe e palazzi storici

Percorso

17 ottobre 2023

Il Vesuvio, San Gennaro e la luce che si diffonde tra i vicoli del cuore di Napoli. Dentro a ogni casa la tradizione del caffè e una nonna o una mamma che ricamano alla finestra. Dentro i palazzi invece, le sartorie per l’uomo creano camice su misura, selezionando tagli, colli, bottoni e cravatte di seta. La pelle, parte del passato della città, si ritrova nel guanto d’eccellenza e nella calzatura realizzata a mano. Atmosfere da vivere durante le giornate di ApritiModa il 21 e 22 ottobre. 

Per gli amanti del tailor made, il percorso inizia nel quartiere Chiaia, in via dei Mille. A Palazzo Leonetti, quello progettato come albergo da Giulio Ulisse Arata oggi sede del Consolato Britannico e Spagnolo, vi aspetta l’atelier, o come preferisce chiamarla Raffaele (Lello) Antonelli, la sua bottega. Una passione trasmessa dalla madre, storica sarta del teatro San Carlo, che inizia a dodici anni. Tra grandi tavoli in legno, gessetti, ago, filo e saper fare, si scopre l’arte della sartoria napoletana. Per fare un abito a mano ci vogliono 72 ore. Altro palazzo, quello di Serra di Cassano sulla collina Pizzofalcone, nel quartiere di San Ferdinando. Qui vi aspetta Vincenzo Cuomo. A ispirare il suo percorso due figure: suo padre e suo nonno. Sempre impeccabili in abito. Nella Sartoria Cuomo i tessuti hanno una stanza dedicata, da qui inizia il percorso di conoscenza e scambio che sta alla base della creazione dell’abito. «L’abito sartoriale è un’esperienza. Ha due padri, è figlio del sarto e di chi lo indossa», questo il credo di Vincenzo Cuomo. Meglio ancora se dalle grandi finestre dell’atelier si vede il mare.

Se volete scoprire come nasce la camicia perfetta, «come fatta in casa» dovete andare in Corso Amedeo di Savoia, la strada che collega il quartiere Sanità a Capodimonte, a due passi dalle catacombe di San Gennaro. Nella Camiceria Alberto Nolano c’è anche il saper fare di sua madre, sua zia e gli attrezzi da cucire della nonna Addolorata. Qui potrete scoprire, oltre alle fasi di lavorazione, come si sceglie una camicia bianca e tutti i dettagli che la rendono unica, dalle rifiniture ai polsi. Ogni elemento viene selezionato e scelto con la massima cura e proprio come vuole la tradizione. Per respirare l’eleganza dello stile napoletano, all’ottava generazione di una famiglia, l’appuntamento è lungo la Riviera di Chiaia, dentro Palazzo Ludolf. È la Maison Cilento 1780 che vi affascinerà con armadi che diventano arcobaleni di cravatte a sette pieghe in seta e bretelle. Giacche, abiti e raffinati dettagli sfilano sui manichini mentre vi sorprenderà il luccichio del cuoio delle calzature fatte a mano sui tappeti. Oltre due secoli di maestria (la Maison Cilento è nata durante il Regno delle Due Sicilie) sono invece raccolti nel Museo all’interno dell’atelier. 

La moda al femminile e l’arte del «vestirsi bene» vi aspettano nella piazzetta Mondragone, a fianco della Chiesa barocca della Madonna delle Grazie, nel palazzo intitolato alla duchessa Elena Aldobrandini. Questa era la casa che la nobildonna destinò a un ritiro per «matrone, vergini e oblate». Oggi sede del Polo della Moda Femminile della Regione Campania custodisce preziosi tessuti come gli abiti appartenuti alle famiglie napoletane, manufatti unici di San Leucio e l’haute couture di grandi stilisti. Meraviglie da scoprire attraverso le grandi arcate bianche e le finestre che illuminano la corte signorile. 

Nel viaggio attraverso Napoli, mancano le eccellenze degli accessori. I guanti sono quelli di Omega, al numero 12 di via Stella nel Rione Sanità. Alberto Squillace vi aspetta con il sorriso di chi ama il suo mestiere e vuole raccontarlo. Come la pelle viene selezionata, tagliata e tirata per diventare la base di un guanto che verrà poi cucito dalle macchine dentro al laboratorio e rifinito a mano. Nel mondo del guanto richiesto in tutto il mondo, tra tavoloni in legno, forme napoleoniche e storie di famiglia.

Dal centro di Napoli fino a Casandrino. Questo il percorso che ha fatto la famiglia Scafora e l’arte del fare scarpe interamente a mano, dal taglio della pelle alla montatura. Tra martelli, pinze, pennelli e grembiuli da calzolaio, nel Calzaturificio Paolo Scafora si respira la tradizione del padre Gennaro e il profumo del cuoio che qui prende forma e diventa una calzatura pronta per Parigi o New York. 

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