Il tabarro nei secoli

La passione di Sandro Zara: il Tabarrificio Veneto

19 ottobre 2024

Non è chiara l’origine della parola “tabarro” ma alcuni lo associano alla parola latina tabardum, che indicava sia il mantello che la veste o toga dei senatori.

Probabilmente la versione dell’antica Roma al mantello greco. Un pezzo unico di panno che ha sempre accompagnato l’uomo italiano con colori e tessuti diversi nei secoli, evolvendosi mantenendo però sempre delle caratteristiche: una sola cucitura e colletto. 

Nel Trecento è una sopravveste lunga con maniche ampie e corte indossata da medici, mercanti ed ecclesiastici. Nel Cinquecento diventa un’elegante giacchina corta aperta sul davanti, a fine secolo si trasforma in una mantello copri spalle per cittadini e viaggiatori. Nel Seicento si eleva per nobili e funzionari al posto della veste patrizia. Nel Novecento è simbolo di signorilità anche se nascono le varianti più umili come il “tabarrino” per contadini o per le truppe al fronte. Il tabarro è spesso anche legato all’italiano che parte per il Nuovo Mondo: si trovano foto di italiani che lo indossano a Buenos Aires o allo sbarco in America a Staten Island. Dopo la Seconda guerra mondiale, c’è un disinteresse per il tabarro, a volte viene anche vietato perché associato agli anarchici e sostituito dal cappotto. 

La cronostoria del tabarro fino a questo momento la si deve per lo più ad un veneziano: Sandro Zara. È lui che negli anni Settanta, dopo essersi appassionato a questo capo simbolo del Paese decide di riproporlo sulla scena moderna, portandolo direttamente a Pitti Uomo davanti a tutto il fashion system. 

Dopo anni immerso in ricerche e studio nelle stanze del museo di Palazzo Mocenigo e del Museo del Mare di Chioggia, negli archivi tessili di vecchi lanifici o tra i racconti ascoltati nei palazzi della laguna o della barena. Dove l’uomo si è ingegnato per proteggersi dalla pioggia, dal vento e dal freddo creando capi unici. 

Così nasce il Tabarrificio Veneto, non solo un luogo in cui si confeziona il capo per oggi secondo le ricerche di decenni ma un tesoro di competenze e una collezione di capi storici. 

 

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