Il Podcast di ApritiModa: Biella

I migliori tessuti al mondo tra storie centenarie, arte e un segreto: l'acqua

Podcast

8 dicembre 2022

Mi sono sempre chiesta perché l’Italia, che è un puntino sulla carta geografica, sia conosciuta e amata ovunque.

Tutto il mondo sa che esistiamo perché siamo il Paese della bellezza, geografica, artistica culturale. Ma siamo anche e soprattutto il Paese che fa le cose più belle e benfatte del mondo.

È il nostro vero potere, il Made in Italy.

Mi sono messa in testa che il nostro saper fare è un patrimonio da scoprire e da conoscere.

Per questo ho inventato ApritiModa. Un viaggio dentro le storie del bello e benfatto italiano

Cinzia Sasso ideatrice e fondatrice di ApritiModa.

La voce dei protagonisti, parte del mosaico delle eccellenze del Paese, è diventata una serie di Podcast. Pelle, Tessitura e telaio, il Distretto biellese, le Sartorie teatrali e Milano: la città dove tutto è iniziato. Cinque racconti per molte altre storie che si intrecciano tra famiglie, ricordi, territorio e amore.

Il Podcast di ApritiModa è stato realizzato con Dr.Podcast Audio Factory Ltz, di seguito un estratto della puntata dedicata a Biella e il suo distretto.

La tappa del nostro viaggio tra le eccellenze del Made in Italy ci porta in un luogo che, grazie alle sue caratteristiche ambientali e un’acqua purissima, ha trasformato una zona dell’Italia del nord in un distretto tessile d’eccellenza, tra i più importanti d’Europa. Siamo in provincia di Biella, in Piemonte, in un territorio che si estende per oltre 900 kmq.

Oggi, il distretto tessile di Biella conta oltre 800 aziende, molte di queste di tradizione ultracentenaria. Come le tre storie che stiamo per scoprire, accumunate non solo dalla vicinanza territoriale ma anche dal rigore, dalla passione e dall’instancabile ricerca qualitativa con la quale realizzano prodotti di assoluta eccellenza.

Il primo incontro è con Carlo Piacenza, amministratore delegato del lanificio Piacenza 1733. La storia di questa azienda ha letteralmente attraversato i secoli e l’albero genealogico della famiglia, di cui Carlo rappresenta la quattordicesima generazione. La sede del lanificio si trova a Pollone, a pochi chilometri da Biella e vicino al Parco della Burcina, un polmone verde ricco di azalee e rododendri e dalla particolarissima varietà cromatica, creato nel 1840 dal un antenato di Carlo, Giovanni Piacenza.

«Non vorrei sminuire l’acqua, il motivo per cui Biella è il distretto tessile, ma è nelle sue persone, quelle che ci lavorano, che c’è ormai un DNA. Dall’operaio fino al ricercatore o al disegnatore tessile sono tutti molto importanti e fanno parte di un mosaico complicato ma meraviglioso allo stesso tempo», racconta Carlo Piacenza, Amministratore Delegato di Piacenza 1733.

Le persone fanno grandi il territorio. E non fa eccezione la famiglia Piacenza, la cui storia è intrisa di avventure, viaggi, scoperte alla ricerca della materia prima perfetta e di fiori che diventano essenziali nel finissaggio delle fibre.

Una manciata di chilometri per arrivare da Pollone a Biella e raggiungere la sede di un altro storico lanificio. L’ingresso recita: Lanificio F.lli Cerruti dal 1881. Qui sono racchiusi oltre 140 anni di attività caratterizzati dalla volontà di creare tessuti innovativi anche grazie a macchinari moderni. Qui giunsero i primi macchinari illuminati elettricamente.

Dalla strada, la tradizione e lo stile nato con Nino Cerruti all’eredità del Lanificio F.lli Cerruti oggi guidato da Filippo Vadda, amministratore delegato dal 2020. «Ho avuto il privilegio di fare un pezzo di strada insieme al signor Nino, dal mio arrivo in azienda», racconta. «Quello che mi ha colpito ed ispirato di più è veramente la capacità di offrire la concentrazione, il focus sul prodotto e sempre la ricerca e la spinta ad essere innovativi, a offrire sempre qualcosa che ci distingue e che è diverso da quello che si può trovare sul mercato».

È sufficiente passeggiare per un paio di minuti per raggiungere un posto molto suggestivo, la Cittadellarte – Fondazione Pistoletto, un’organizzazione no profit istituita nel 1998 dall’artista Michelangelo Pistoletto. Un trait d’union tra il territorio, le fabbriche e le persone. Secondo il suo direttore Paolo Naldini: «è l’arte, sono gli artisti di tutto il mondo perché è una scuola dove si impara a fare questo, che vengono imparare quest’arte di intrecciare sè stessi la propria ricerca e la propria espressività e le proprie sensibilità con i bisogni del mondo intorno a loro e con i bisogni o con i sogni del mondo intorno a loro».

Ci spostiamo di pochissimo, nel cuore della Valle Cervo, a Sagliano Micca, dove si trova lo stabilimento del Cappellificio Cervo. Le sue origini risalgono addirittura al 1897: al tempo si chiamava “Società Anonima Cooperativa tra i cappellai nel Biellese”. Qui si radunavano i migliori mastri cappellai esperti nella lavorazione manuale. E proprio qui nasce uno dei cappelli simbolo della storia italiana, il Cappello degli Alpini, che qui si produce ininterrottamente dal 1898.

La sua storia ce la racconta Giorgio Borrione, titolare del Cappellificio Cervo: «Il cappello d’alpino oltre ad essere un simbolo internazionale e mondiale è più di un cappello»

La memoria storica del cappellificio Cervo è custodita in un prezioso archivio che ospita oltre mille forme di cappelli in legno e alluminio e oltre 400 ricette diverse di colore. Ogni cappello realizzato è molto più di un accessorio moda, racconta una storia: «Ce ne sono parecchi aneddoti, uno su tutti un capello comprato dalla mamma per i 18 anni del figlio, amante di escursioni e della montagna. Poi il destino lo portò via per la guerra per 10 anni». Il cappello restò sempre con lui, diventò il suo migliore amico.

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