Napoli, un tour delle eccellenze

Tra sartorie, camicie su misura e dettagli preziosi

Moda

17 ottobre 2022

Ci sono le scarpe, le cravatte, il colletto della camicia fatto a regola d’arte, l’abito sartoriale disegnato sul corpo, i guanti. A Napoli si creano eccellenze con le mani tramandando segreti e mestieri di intere generazioni. Buon gusto, famiglia e carattere sono i denominatori comuni che uniscono la storia di un passato dedicato alla sartorialità maschile e il suo oggi.

Durante le giornate di ApritiModa si scopre la città partenopea a ritmo di punti e cuciture come quelli sulla giacca della Sartoria Peluso, in via Posillipo. Un salotto vista mare da cui si ammira il Golfo con Capri e la Costiera Amalfitana. La brezza del mare si confonde al profumo del cotone appena stirato dai pesanti ferri della tradizione. Il maestro Pino Peluso, dal 2020 membro della Associazione Accademia Nazionale dei Sartori, svelerà il suo abito come una «seconda pelle», pensato, studiato e disegnato solo per chi lo indosserà.

Quartiere Chiaia. La Sartoria Antonelli si trova in via dei Mille dentro a un gioiello del liberty che ospita anche la sede del Consolato Britannico e del Consolato Spagnolo: Palazzo Leonetti. L’accoglienza di casa e una cura d’altri tempi. Dopo aver imparato i segreti della sartoria napoletana Raffaele Antonelli dà forma a gilet, giacche, pantaloni e cappotti. Una passione vocata all’eleganza che quest’anno gli conferisce anche il premio «Forbici d’oro» per l’abito confezionato più elegante.

Sulla Riviera, a Palazzo Ludolf, si trova un’istituzione della tradizione sartoriale della città che si tramanda da otto generazioni: Cilento 1780. Dove la storia dell’abito e dei tessuti per l’alta sartoria diventano realtà da indossare.

In via Cavallerizza si trova la Sartoria Formosa dove Gennaro, seguendo le orme e gli insegnamenti del padre Mario, crea abiti unici caratterizzati dal taglio avvitato e dalla spalla «scesa» per l’uomo elegante. O come lo descrive Gennaro Formosa: «l’uomo educato», il gentleman napoletano.

Quartiere San Ferdinando. Una libreria dedicata ai tessuti, materia prima essenziale, è quella che si trova nella Sartoria Cuomo, dentro allo storico palazzo Settecentesco Serra di Cassano sulla collina di Pizzofalcone. Un luogo simbolo del passato della città che oggi ospita anche la maestria e l’eleganza delle creazioni di Vincenzo Cuomo. Arcate di tufo si riflettono negli specchi di prova mentre, seduti su un divano Chesterfield in velluto, si scopre la bellezza che prende forma dalle mani del sarto.

Dagli abiti alle camicie, quelle di Anna Mattuozzo e le sue figlie. A due passi dal Lungomare Caracciolo l’atelier dove il bilanciamento del colletto e il polsino per la camicia diventano un affare serio, ma solo in seguito alla scelta del tessuto. Dopo vent’anni di esperienza maturata lavorando per Rubinacci, Anna ha tramandato la passione alle sue figlie, che oggi, accolgono gli appassionati del ben fatto con un grande sorriso.

Quartiere Sanità. Anche nella camiceria di Alberto Nolano, dopo aver offerto «un ottimo caffè», si potrà studiare quale combinazione di trama, colore, disegno e taglio servono per realizzare la camicia perfetta, realizzata interamente a mano.

Napoli è anche sinonimo di eleganti dettagli che trasformano il buon gusto in stile. È il caso delle cravatte di Calabrese 1924, realtà fondata da don Eugenio Calabrese, nobiluomo conosciuto a inizio del Novecento per le sue cravatte scelte in base all’umore. Una collezione di colori e abbinamenti interminabile, ora in mano alla quarta generazione, che ha casa in via Giovanni Porzio.

Per terminare il look sono necessarie anche le calzature: disegnate, dipinte, rivestite con la miglior pelle e realizzate sempre a mano nel Calzaturificio Paolo Scafora a Casandrino. Scoprite come nasce una scarpa con la pazienza degli oltre trecento passaggi e l’attenzione all’eccellenza.

Manca una chicca? Ci sono i guanti, quelli realizzati dalla famiglia Squillace, come vuole l’antica tradizione, da generazioni: Omega guanti.

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