Raffaella Grasso e la creatività del ricamo d'alta moda

Alla guida del laboratorio milanese fondato dal padre nel 1967: «il vero lusso è il tempo»

Moda

23 luglio 2021

«Quando la scuola saltava, fin da bambina, andavo in laboratorio da papà», racconta Raffaella Grasso, figlia del maestro ricamatore d’alta moda Pino Grasso, scomparso nel giungo 2020 a 89 anni. «Mi affascinava quel mondo strano e particolare, vedere mio padre disegnare, dare le indicazioni alle ricamatrici; anche se non sapevo cosa rispondere quando mi chiedevano di cosa si occupasse. Valentino e Armani all’epoca non erano così conosciuti».

L’eredità di un saper fare unico, targato Milano, è oggi nelle mani di Raffaella, che usando le parole del padre (intervistato a marzo 2020), è descritta come: «un’instancabile lavoratrice e un genio creativo sensibile».

Oltre alla gestione dell’impresa, che oggi conta dieci ricamatrici (a cui se ne aggiungono cinque a domicilio, tra cui due uomini), tre disegnatrici, una persona al controllo qualità, due magazzinieri e personale amministrativo – la sua passione è la ricerca dei materiali. Nel 1996 il suo ingresso in atelier, dopo un periodo nel sociale, «ho iniziato facendo il fattorino, gestivo i materiali e seguivo le necessità quotidiane. Più imparavo e più mi veniva lasciato spazio per provare a realizzare delle idee e soprattutto per sbagliare».

Conoscere terminologie e tecniche è la base per muoversi in un archivio con migliaia di esemplari di ricami di haute couture. Anticipare le richieste dei clienti rielaborando la moda del passato è un esercizio complesso, per cui serve visione e creatività. «Amo trasformare le resine, il silicone, la crinolina e tingere, bruciare, piegare tutto quello che si può cucire e inserire nel telaio. Avevamo dei bellissimi campioni di bachelite per Dior degli anni 60, li abbiamo riutilizzati in una nuova chiave», racconta Raffaella. «Mio padre diceva: “mia figlia ha inventato il plexiglass” in realtà io ho solo provato a utilizzarlo e tagliarlo con il laser per applicarlo nei ricami». Armani si è innamorato della crinolina, mentre il plexiglass lo hanno usato Dolce&Gabbana, Bottega Veneta e Mila Schon. Poi abbiamo iniziato a dipingere i tessuti prima di ricamarli, Versace ne ha realizzo un abito poi esposto a Palazzo Marino».

Ogni volta che finisce una sfilata bisogna re-invertarsi qualcosa di nuovo, e in meno tempo. Se negli anni 80 c’era il tempo di riflettere e provare, «oggi è tutto per domani». Il vero lusso si trova nel saper utilizzare il tempo senza perdere l’altissima qualità.

«Quando un cliente mi dice che vuole una cosa super, fatta e realizzata interamente in Italia, considerando il tempo necessario per eseguirlo e senza fretta, si parla di lusso», spiega Raffaella: «L’esperienza, la manualità e l’arte del ricamo hanno un valore enorme e non possono diventare beni a basso costo. Stiamo combattendo con voi di ApritiModa e con la Fondazioni Cologni per ribadire questi concetti: il vero made in Italy è questo. Troppo spesso lo apprezzano di più le persone dall’estero».

Raffaella Grasso dal 2015 coordina anche la Scuola di Ricamo Pino Grasso, nata per rispondere alle continue richieste delle persone interessate a scoprire cosa significa e come si realizza un ricamo d’alta moda. «Vediamo lo stupore delle persone incredule, la cultura della broderie è un’arte, non significa attaccare quattro perline, come alcuni ancora pensano».

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