Il Podcast di ApritiModa: Oltre il sipario

Un viaggio nelle sartorie teatrali: Venezia, Firenze, Milano

Podcast

4 maggio 2023

Mi sono sempre chiesta perché l’Italia, che è un puntino sulla carta geografica, sia conosciuta e amata ovunque.

Tutto il mondo sa che esistiamo perché siamo il Paese della bellezza, geografica, artistica culturale. Ma siamo anche e soprattutto il Paese che fa le cose più belle e benfatte del mondo.

 È il nostro vero potere, il Made in Italy.

Mi sono messa in testa che il nostro saper fare è un patrimonio da scoprire e da conoscere.

Per questo ho inventato ApritiModa. Un viaggio dentro le storie del bello e benfatto italiano.

 

Cinzia Sasso ideatrice e fondatrice di ApritiModa.

La voce dei protagonisti, parte del mosaico delle eccellenze del Paese, è diventata una serie di Podcast. Pelle, Tessitura e telaio, il Distretto biellese, le Sartorie teatrali e Milano: la città dove tutto è iniziato. Cinque racconti per molte altre storie che si intrecciano tra famiglie, ricordi, territorio e amore. 

Il Podcast di ApritiModa è stato realizzato con Dr.Podcast Audio Factory Ltz, di seguito un estratto della puntata dedicata alle Sartorie teatrali.

Il Made in Italy è un tesoro che possiamo incontrare ovunque nel nostro Paese, come questo viaggio ci ha insegnato. Dal centro di una metropoli, a un piccolo paese ai piedi di una montagna, da un laboratorio artigianale, dentro i teatri d’opera. 

Il primo atto va in scena nel La Fenice di Venezia. Progettato da Gian Antonio Selva e inaugurato nel 1792, in due occasioni è andato quasi interamente distrutto, a causa del fuoco: nel 1836 e, in tempi più recenti nel 1996. Ma, fedele al suo nome, è risorto dalle sue stesse ceneri. 

Dietro il palcoscenico della Fenice, si cela l’Atelier del Teatro guidato dall’argentino Carlos Tieppo. A lui il compito di trasformare le idee dei grandi registri lirici e dei costumisti in bellissimi abiti di scena, cercando di accontentare anche i gusti del cantante che deve indossarli e seguendo un preciso processo creativo che parte dalla realizzazione dei bozzetti, alla scelta dei materiali migliori, al loro dimensionamento fino alla fase finale, la confezione dell’abito: 

«Non sono proprio costumi al giorno d'oggi, sono opere d’arte», racconta Tieppo. Carlos è a La Fenice da 17 anni e di costumi ne ha realizzanti moltissimi: «Tutti i costumi hanno un ricordo felice. Uno in particolare è questo famoso mantello tutto pieno, come dire non ricamato, che era stato tutto coperto di 450 piume di pavone, era uno spettacolo».

Le maestranze per Carlos sono indispensabili per realizzare un prodotto di altissima qualità in tempi rapidi: «Le sarte sono il motore principale dentro della sartoria, portano avanti la realizzazione di questi sogni».

Un mestiere molto particolare, quello dietro le quinte, che di certo non s’improvvisa ma ha bisogno di una grandissima competenza. In questi anni alla Fenice Carlos ha visto i tempi di realizzazione diminuire drasticamente. Oggi, ci racconta che i costumi di scena per un’opera devono essere pronti in circa due mesi.  

Il prossimo teatro che visitiamo si trova a Firenze, è il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, palcoscenico che ospita grandi nomi della musica classica, del melodramma e della musica contemporanea. Un teatro più moderno ma che cela al suo interno una sartoria che ha attraversato la storia, come racconta Giovanni Vitali, responsabile della produzione culturale del Maggio: 

«La sartoria del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, come tutte le componenti del Teatro del Maggio, è l'erede di quella tradizione ottocentesca iniziata da Alessandro Lanari»

La grande tradizione del Teatro del Maggio rivive attraverso l’imponente archivio di costumi, vivida testimonianza delle diverse epoche storiche che le rappresentazioni teatrali hanno attraversato: 

«I costumi sono tutti molto, molto particolari e molto legati anche all'epoca in cui sono stati realizzati. È molto bello vedere e andare nella nostra sartoria: è come andare in un grande museo, perché vediamo proprio l'evoluzione del gusto anche degli artisti, degli scenografi e ovviamente dei costumisti, ma anche degli artisti che li indossavano. Perché molto spesso, appunto, i cantanti degli anni 50/60 avevano dei propri guardaroba che portavano e li inserivano all'interno di ogni produzione. Ricordo benissimo un costume di Medea che aveva indossato la Callas eseguita qui al Teatro del Maggio». 

Dopo Venezia e Firenze arriviamo a Milano, al Teatro alla Scala, progettato da Giuseppe Piermarini e inaugurato nel 1778

La Scala è universalmente considerata uno dei più prestigiosi teatri d’opera al mondo. Qui il 7 dicembre va in scena uno degli eventi mondani e culturali più importanti del nostro Paese. Dal 1989 la guida della sartoria della Scala è affidata a Cinzia Rosselli. A lei la responsabilità di coordinare il lavoro delle persone che si muovono tra il laboratorio e il palcoscenico:

«Nella sartoria siamo una quarantina. Nei laboratori ci sono tanti settori come la maglieria, la stireria, il reparto uomini, reparto donne, l’elaborazione. E poi c'è anche il reparto del magazzino dove vengono riposti tutti i costumi delle varie opere».

La sartoria si trova nel Padiglione Caramba, uno dei tre padiglioni all’interno delle ex acciaierie Ansaldo, in zona Tortona. Un’imponente struttura di 20mila metri quadrati dove lavorano 150 persone, e dove trovano spazio anche gli allestimenti scenici del teatro, le sculture e le opere artigianali che caratterizzano le scene del Piermarini, la falegnameria, l’officina meccanica, la lavanderia, la modisteria. 

«Una volta, quando andavamo a mangiare in mensa, passavamo dal ballatoio e sotto vedevamo i cantanti che facevano la prova per lo spettacolo che noi stavamo realizzando. E questo ti dava una maggior carica, perché vedevi il solista che stava lavorando e dicevi… ah lui è quello a cui sto facendo il costume sul tavolo. 
Per cui c'era una maggiore empatia.Abbiamo perso, diciamo quello e abbiamo guadagnato agilità di lavoro, quella senz'altro, perché gli spazi sono più ampi».

Qui si trova anche l’archivio-magazzino dei costumi: 1400 armadi per oltre 60mila costumi di 280 allestimenti dal 1911 ad oggi. Allo studio c’è un progetto per la sua digitalizzazione, nel frattempo la grande memoria delle maestranze permette di destreggiarsi tra tutti questi abiti di scena che a volte, anche se raramente, vengono riadattati e riutilizzati:

«Abbiamo dei costumi che noi chiamiamo costumi storici indossati da grandi personaggi come la Callas, come la Tebaldi. Poi abbiamo qualche costume più antico che risale addirittura all'Ottocento, sono costumi che erano di proprietà del Museo del Teatro alla Scala che vengono conservati da noi».  

 

Per la Scala, Cinzia ha firmato i costumi per il balletto Giselle (nel maggio del 1996), Gioconda (nel gennaio 1997) e Madama Butterfly (nel giugno 1999). Oltre a questo, nel 1998 organizza un corso di specializzazione per sarte teatrali che in seguito si trasforma in corso di Formazione per sarti dello spettacolo dell’Accademia Teatro La Scala, di cui ancora oggi è coordinatore tecnico-artistico.

Il weekend di ApritiModa per Cinzia è l’occasione per mostrare al pubblico i segreti del mestiere: «Noi non siamo molto visibili, nel senso che non ci piace neanche a dir la verità, perché abbiamo in qualche modo scelto sempre di stare dietro alle quinte, non davanti alle quinte. Questo artigianato parte proprio dal foglio bianco, dalla tela e arriva al manufatto finale. Non tutti sanno quello che c'è dietro a questo lavoro e spesso non c'è la giusta, come dire, considerazione. Quindi credo che sia importante far vedere a capire. Sono tutti processi artigianali che stanno dietro questo lavoro per una conservazione della stessa, in modo da riuscire a tramandare alle future generazioni questo mestiere, che è un bellissimo mestiere».

Per ascoltarlo integralmente:

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